25 Feb “Vi sentite le baby gang che raccontano i giornali?”
28 gennaio 2021, centro storico di Rimini, zona Arco d’Augusto, ore 18.30
Negli ultimi mesi nella nostra città e nel resto del Paese si è parlato del fenomeno delle “baby gang”. Una realtà che fa sentire i cittadini meno sicuri: ma questi ragazzi sono davvero pericolosi? Con l’intento di capire come gli adolescenti di oggi trascorrono le loro giornate e com’è cambiata la loro quotidianità tra DAD, attività sportive sospese e interazioni sociali ridotte al minimo, come Sarà abbiamo intervistato alcuni di loro, che non si sono tirati indietro a rispondere alle nostre domande.
Passeggiano su e giù per il corso, si fermano a parlare in gruppetti più o meno numerosi. Corrono via caoticamente quando passa la polizia, senza un motivo preciso. Hanno tra i 14 e i 16 anni ma si atteggiano come dei giovani adulti, che tra una battuta e l’altra, una spinta e uno schiaffo per gioco, si accendono una sigaretta portando sotto braccio la fidanzata. Li abbiamo fermati e gli abbiamo chiesto di rispondere a qualche domanda: hanno accettato. Qualcuno ci studiava in silenzio, altri continuavano a spintonarsi tra loro, altri ancora hanno iniziato a parlare e non si fermavano più. Ecco cosa è venuto fuori da una chiacchierata di mezz’ora.
Ti capita spesso di trascorrere i pomeriggi in centro? Lo facevi anche prima del Covid?
“Si si, sono sempre venuta in centro il pomeriggio. Alla fine siamo tutti qua, tanto a casa non farei niente. Facciamo un giro per il centro poi ad una certa ora passa a prendermi mia mamma. Anche prima del lockdown venivo in centro con le mie amiche”.
Fai qualche sport? Se si, ti manca frequentare gli allenamenti?
“Prima che chiudessero tutto giocavo a calcio. Si avrei voglia di tornare a fare sport, ad esempio fare una partita a calcetto”.
“No non facevo niente, ma adesso voglio incominciare a fare boxe così imparo a darle per bene”.
Ultimamente sui giornali e siti web si legge spesso di “baby gang” e problematiche legate ai giovani che passano i pomeriggi in centro, cosa ne pensi? Le notizie che vengono diffuse sono veritiere? Vi sentite le “baby gang” che raccontano i giornali?
“No! Esagerano, noi scherziamo. Poi sì, capita di fare a botte ma non siamo delle gang, anche prima a scuola ce le davamo a ricreazione e anche all’uscita”.
“I maschi sono nervosi, sono sempre agitati quindi appena discutono per il nulla se le danno”.
“Se aprissero i bar non staremmo in centro a non fare niente, io starei al bar”.
Facevi a botte anche prima di questa situazione?
“Sì certo, a scuola. Una volta ho anche reagito contro un insegnante, ma perché ha alzato le mani lui prima. I miei compagni sono testimoni.”
Cosa ne pensi della DAD e della scuola con presenza al 50%?
“Mi manca andare a scuola, con la DAD si fa veramente poco e non posso vedere le mie amiche”.
“Io sto benissimo, così sto a casa e dormo. Tanto i professori non mi controllano e i miei sono al lavoro”.
“Mi piace non andare a scuola, è molto meglio così. So quando devo andare a scuola e per il resto mi gestisco io con le lezioni e i compiti”.
Nella zona dell’arco è risaputo che si aggirino spacciatori. Lo sapevi? Per caso questi si sono mai avvicinati a te e ai tuoi amici? Vi chiedono se volete acquistare dello stupefacente?
“Sì sì ci sono diversi spacciatori in centro ma da noi ragazzini non vengono”.
“Se vogliamo l’erba andiamo da chi di noi ce l’ha, non andiamo dagli spacciatori…“
Che rapporto hai con la polizia e le forze dell’ordine? Ho visto che passano spesso in centro e si fermano anche a dirvi di non fare “assembramenti”.
“Quando siamo in gruppetti numerosi vengono a dirci di dividerci, di allontanarci e di tenere sempre la mascherina. Ci rompono”.
“Non mi fanno paura. Tanto non possono farmi niente, sono solo in centro con i miei amici”.
I ragazzini con cui abbiamo parlato, a parte un po’ di diffidenza iniziale e dopo averci chiesto se fossimo “sbirri”, si sono raccolti intorno a noi ed hanno risposto alle nostre domande. Ci siamo messe in mezzo a loro, con la mascherina, e ci siamo allontanate con loro al passaggio delle forze dell’ordine. Eravamo alla pari: l’unico modo per capire le persone che si hanno di fronte è porsi allo stesso livello, senza filtri.
Parlando, è venuto fuori che alcuni hanno episodi di microcriminalità alle spalle, altri hanno avvocati difensori che si occupano di reati penali importanti: segno che probabilmente le famiglie di questi ragazzini non sono nuove alla giustizia. Resta alla base un problema educativo e sociale molto più ampio del fenomeno delle “baby gang”: un problema che ciclicamente si ripresenta sotto diversa forma e che è probabilmente acuito dal disagio causato dalla pandemia, ma che non si può combattere con la repressione o la scarsa tolleranza. Non si può combattere solo con la presenza di più forze dell’ordine per le strade, si deve farlo prendendo per mano questi ragazzi e portandoli dal lato giusto della strada. Insegnandogli la legalità, il rispetto dell’altro, la partecipazione nel fare della propria città un posto migliore.
Perché hanno 15 anni, come li abbiamo avuti tutti, ed una vita davanti.
“Ma lo sapete che le cose che vi dicono voi dovete farle per voi, non per loro? Tipo quella di proteggervi con la mascherina, dovete farlo per la vostra salute, non perché ve lo dicono loro.” “Eh sì, lo sappiamo”.